Incredibili manie e curiosi riti scaramantici dei calciatori più famosi
Quando il talento non basta, ecco scaramanzie e gesti ben auguranti
Un racconto sul calcio che non ti aspetti!
Alzi la mano chi fra voi, almeno una volta nella vita,ha parlato di calcio senza mai menzionare il pallone. Follia pura direte voi! Com’è possibile infatti dire qualcosa dello sport più bello al mondo e non focalizzarsi sul suo protagonista assoluto, ossia il pallone che rotola? E invece si può, soprattutto quando di mezzo ci sono le incredibili manie e i curiosi riti scaramantici dei calciatori più famosi. Abituati come siamo ad ammirare solo ed esclusivamente i loro trionfi, dimentichiamo come portieri, difensori, mediani e attaccanti, se vogliono trionfare per davvero, sono costretti prima di tutto a seguire ognuno un proprio cerimoniale benaugurante. E noi che pensavamo bastasse la classe a fare la differenza, e invece c’è molto di più come ad esempio urinare accanto alla porta da difendere per renderla inviolabile durante i calci di rigore. No, non è uno scherzo. Ma chi potrebbe mai arrivare a compiere un gesto talmente folle? Risposta: il portiere dell’albiceleste Sergio Goycochea in occasione del Mondiale Italia ’90. Possiamo giustamente rimanere scioccati davanti a questa azione, eppure la lotteria dei rigori ha portato particolare fortuna all’Argentina. Sarà forse un caso? Cruijff, in confronto a Goycochea, è stato poco più di un dilettante: la leggenda olandese, prima di ogni partita dell’Ajax, era solito colpire allo stomaco il portiere Gert Bals,che poi andava a sputare la gomma da masticare nella metà campo avversaria nella speranza che tale ritualità potesse portare bene. Se vi abbiamo in qualche modo scosso raccontandovi due scaramanzie non proprio raffinate, proviamo subito a rimediare ricordandovi come il bomber inglese Gary Lineker se non segnava una rete nel primo tempo, una volta entrato negli spogliatoi durante l’intervallo cambiava sempre la maglia oppure come Diego Armando Maradona per portare fortuna al suo Napoli baciava in fronte il massaggiatore Salvatore Carmando. Infine Bobby Moore, indimenticato capitano dell’Inghilterra campione del mondo nel 1966, era abituato a indossare per ultimo i pantaloncini; tutti i 10 titolari dei Tre Leoni dovevano dunque essere pronti prima che il difensore decidesse finalmente di coprirsi le gambe. Parafrasando un antico detto popolare potremmo dire che il calcio di tutti i tempi è bello perché è vario.
Dalle torte di Pippo Inzaghi al numero 13 vietato da Lobanovs’kyj
Pensavate forse che i gesti curiosi dei calciatori più famosi fossero tutti qui? No, affatto: un bomber come Pippo Inzaghi non poteva non mangiare alcune fette di torta prima di entrare in campo, pena la sconfitta sicura della sua squadra, mentre David Beckham, la sera antecedente la gara da disputare, doveva avere la casa assolutamente in ordine altrimenti non avrebbe dormito. Ecco a voi altre due stranezze degne di essere menzionate. In fatto di stranezze c’è comunque chi batte l’italiano e l’inglese, ossia Kolo Touré: l’ex difensore ivoriano in occasione di Roma-Arsenal del febbraio 2009 aspettò l’ingresso del compagno Gallas, bloccato momentaneamente negli spogliatoi per un problema intestinale, prima di farsi vedere sul terreno di gioco poiché non voleva entrare come penultimo. Chissà poi perché…Non dimentichiamoci poi di Cristiano Ronaldo, i cui tacchetti devono essere in ammollo in acqua calda venti minuti prima che inizi l’incontro, diversamente non sarà in grado di fare la differenza, oppure di Michel Preud’homme, portiere sicuramente pittoresco per il suo modo di stare in campo, che sotto la maglia del Belgio indossava anche quella dell’amatissimo Standard Liegi. Ok, non è un calciatore ma questa cosa non possiamo non dirvela: il c.t. della Francia Raymond Domenech ha sempre amato l’astrologia, forse un po’ troppo aggiungeremmo noi: a causa di una qualche sua strana convinzione, che onestamente non abbiamo ancora ben compreso, era solito non convocare i giocatori nati sotto il segno dello scorpione. Inezie se paragonate a quelle del “colonello” Lobanovs’kyj che impediva ai giocatori che allenava di indossare la casacca numero 13 e voleva a tutti i costi scendere per ultimo dal pullman che portava la squadra allo stadio. Vi pare poco? Non abbiamo ancora finito: l’ex allenatore dell’Ucraina pretendeva che in rosa ci fosse almeno un atleta con i capelli rossi, diversamente si sarebbe abbattuta una tremenda sciagura sportiva sul suo gruppo.