Quali sono le più belle magliette da calcio della storia?
Colori, loghi e simboli delle più belle divise da calcio della storia
Il merchandising sportivo è uno dei settori trainanti del commercio mondiale. Non fa eccezione ovviamente il calcio che con il mercato relativo alle magliette (le cosiddette “repliche”) e alle divise da gioco si piazza in testa a tutte le classifiche di vendita.
Nel corso degli anni le magliette da calcio hanno subito una profonda trasformazione, passando dall’essere delle semplici camicie abbottonate alle odierne corazze fatte in materiale ultratecnologico. Se un tempo, al massimo si intravedeva il simbolo della squadra sulle varie divise da gioco, oggi ogni singola maglietta, dalle squadre dilettanti fino alle Nazionali maggiori, è un tripudio di colori, sponsor, loghi e variopinte fantasie. Ma quali sono state e quali sono le più belle divise da calcio?
Partiamo con la divisa della Nazionale italiana ai Mondiali del 1990. Si tratta di una maglietta dal design assai semplice, quasi minimalista, elemento che l’ha resa molto riconoscibile durante quel torneo. Di colore azzurro intenso, la divisa indossata dai vari Baresi, Baggio e Ancelotti accompagnò l’Italia fino alle semifinali della Coppa del Mondo giocata in casa, quando gli azzurri vennero eliminati dall’Argentina di Maradona.
E proprio il Pibe de oro è il protagonista della nostra prossima maglietta. Stiamo parlando della divisa del Napoli del 1989, un’icona sacra tra i tifosi partenopei. Con quella maglia (e con Maradona in campo) il Napoli ha vinto la Coppa UEFA, due volte la Serie A, la Coppa Italia e la Supercoppa Italiana. La divisa viene ricordata quasi esclusivamente perché al tempo indossata dal “diez” argentino che proprio in Italia ha vissuto gli anni migliori della sua carriera sportiva, guadagnandosi il titolo di giocatore più forte al mondo.
Torniamo alle nazionali per descrivere la divisa di gioco della Germania Ovest (che all’epoca usciva dalla caduta del Muro di Berlino), campione del mondo a Italia ’90. Le strisce sulla spalla e sul petto (con i colori della bandiera tedesca) non si erano mai viste prima su nessuna divisa da gioco, tanto da conquistare subito tutti i tifosi che accorsero in massa nei negozi per accaparrarsi una replica di quella maglietta.
Sempre durante quel torneo, salì agli onori della cronaca anche la seconda divisa della Germania Ovest, quella verde, un colore che lasciò interdetti i più. Ma il colore verde, o meglio, il bianco ed il verde, sono stati da sempre il simbolo di una sola squadra, quella del Celtic che nel 1967 andò a vincere la Coppa dei Campioni. Ancora oggi è una delle divise da gioco più riconoscibili della storia del calcio; quella squadra sarebbe passata alla storia come la formazione dei Leoni di Lisbona.
Ci fermiamo in Gran Bretagna per parlare della divisa del Liverpool del 1984, quella degli “spaghetti legs” di Bruce Grobelaar, quella indossata da Mark Lawrenson, Ian Rush e Graeme Souness durante la finale di Coppa dei Campioni a Roma, quando gli inglesi ebbero la meglio soltanto ai rigori contro i giallorossi di Pruzzo, Falcão e Conti.
Un altro colore simbolo della storia del calcio è l’arancione della nazionale olandese del 1974, quella del “calcio totale”, la squadra di Cruyff e Neeskens, una delle nazionali più forti che non ha mai vinto una Coppa del Mondo.
Chi ha trionfato ai Mondiali, invece, è stato il Brasile (ben cinque volte). In particolare, nel 1970, quando a fare furore era il gioco dell’Italia, i carioca di Pelé, Carlos Alberto, Jairzinho, Tostao e Rivelino salirono agli onori della cronaca mostrando al grande pubblico il miglior gioco offensivo mai visto in un match di calcio. E la brillantezza dei colori di quella maglia ancora oggi riassume alla perfezione quella che era la forza dominante del Brasile.
Chiudiamo con le magliette della Juventus del 1952, dell’Inter del 1965 e del Milan degli anni ’60, ovvero il bianconero, il nerazzurro ed il rossonero più famosi della storia del calcio. Le bande verticali tinte con l’uno e l’altro colore sono state un simbolo per milioni di tifosi in tutto il mondo fino ai giorni nostri, o almeno fino all’ingresso degli sponsor sulle magliette che, in epoca moderna, hanno completamente e definitivamente destrutturato l’antico design di queste storiche divise (basti pensare a quella dell’Inter della stagione 2020/2021).