Storia, origine e tradizione: chi ha inventato il gioco del calcio?
Le origini del calcio, lo sport più amato e giocato al mondo
Il calcio è uno degli sport di squadra più antichi e diffusi in tutto il mondo. È praticato ovunque, anche nei più remoti angoli della terra. Basti pensare che la FIFA, il massimo organo sovrintendente questa disciplina sportiva, conta ben 210 federazioni associate.
Sono tante le ipotesi alla base della collocazione storica della nascita del gioco del calcio. Certamente stiamo parlando di uno sport conosciuto oggi in ogni parte del mondo, giocato con regolarità da più di 400 milioni di persone sul pianeta. Il calcio è una disciplina sportiva che, come tale, si è molto evoluta nel tempo, passando dalla semplice azione del calciare una palla fatta di pelle di animale, alla complessa organizzazione di tornei ed eventi internazionali che vedono coinvolte ogni anno centinaia di federazioni e decine di migliaia di persone nel mondo.
Gli antenati del calcio.
A dispetto di quanto si possa immaginare, il calcio non è nato né in Europa, né in Sud America. Secondo le ultime ricostruzioni, la prima disciplina para-sportiva antenata del calcio sarebbe stata individuata nella pratica cinese del cuju (da “Tsu-Chu”, che letteralmente significa “calciare il pallone”), ovvero una forma di addestramento per le milizie imperiali della dinastia Han (siamo intorno al 220 a.C.), attraverso la quale i soldati dell’imperatore mettevano alla prova i propri riflessi calciando una piccola palla in cuoio all’interno di un rettangolo formato da alcuni pali di bambù.
Ma nella stessa epoca storica, anche i greci e persino gli egiziani praticavano una disciplina assai simile a quella cinese del cuju. A differenza di questa, però, l’episkyros greco e, più tardi, l’harpastum romano prevedevano l’utilizzo delle mani (e anche di bastoni) per poter controllare la palla il più a lungo possibile, in un gioco (o vero e proprio scontro nel caso della disciplina greca) che era fortemente basato sul lavoro di squadra.
Dal cuju cinese in poi, nel tempo si sono sviluppate discipline molto simili anche presso altre culture, come il kemari in Giappone (che si pratica ancora oggi), il pahsaherman tra i nativi americani, il marn grook in Australia ed il ki-o-rahi tra i maori.
La nascita del calcio moderno.
Il calcio è sbarcato ufficialmente in Europa intorno al IX secolo quando, in alcune città dell’Inghilterra, gruppi di persone, di solito appartenenti alla stessa famiglia, si sfidavano calciando una prima forma di pallone fatta con la pelle del maiale, provando a portare quest’ultima nella porta della squadra avversaria.
Non esistevano, ovviamente, regole standard che oggi siamo abituati a vedere (e, da tifosi, a criticare) e, per lo più, si trattava di uno sport violento, molto spesso pretesto per regolare i conti tra questo e quel clan. Ma era soprattutto una festa, un grande evento sociale che radunava centinaia di persone. Come in Inghilterra, anche in Italia, in Francia e in Germania si giocava a calcio. Tuttavia, bisognerà aspettare l’inizio del XIX secolo per avere una prima codifica delle norme di gioco del calcio. Solo nel 1848, infatti, con l’introduzione delle Regole di Cambridge (la cui Università tentò di unificare i vari regolamenti adottati dalle varie scuole del Regno Unito), il calcio si affrancò dal rugby, altro antico e nobile sport in voga al tempo, innalzandosi al concetto di calcio moderno che oggi siamo abituati a praticare e a vedere ovunque nel mondo.
Il calcio conquista il mondo.
Nacquero così la Federcalcio inglese (la Football Association), che già nel 1887 contava oltre 120 club aderenti, i primi campionati regionali e i primi trofei, il primo biglietto d’ingresso allo stadio e, conseguentemente, arrivò anche l’alba del calcio professionistico.
Non ci volle molto perché altri paesi europei adottassero le regole del calcio britannico. Federazioni calcistiche e campionati iniziarono a spuntare in tutto il mondo: dall’Olanda nel 1889, all’Argentina nel 1893, dal Cile nel 1895 all’Italia nel 1898. Nel 1904 si costituì a Parigi la FIFA che nel 1930 organizzò in Uruguay la prima e moderna Coppa del Mondo. Sino ad allora, diversi erano i tornei che vedevano le varie nazionali maggiori scontrarsi in giro per il mondo (il calcio era già una disciplina praticata, seppur in modo amatoriale, già alle Olimpiadi). Jules Rimet, l’allora presidente FIFA, accentrò le attenzioni delle varie organizzazioni, creando il moderno Mondiale ed assegnando l’organizzazione all’Uruguay, che si sarebbe sobbarcata tutti i costi per i trasferimenti in Sud America delle varie squadre: l’Italia di Vittorio Pozzo non vi partecipò, in aperta polemica con la decisione di Rimet di organizzare oltreoceano il primo mondiale della storia. L’Italia avrebbe vinto poi i titoli del 1934 e del 1938.